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3 anni ago Tourism Manager 0

Vulcano, la dimora degli Dei 

Con l’aiuto dei pescatori locali, scegliamo i colori più appropriati per ogni singola isola: iniziamo con le terre che mantengono tuttora attività vulcaniche o endogene.

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GIALLO e ROSSO sono i colori dello zolfo, dominanti su Vulcano, la più meridionale dell’arcipelago e la terza per estensione, con una superficie di 21 km². Secondo una delle tante interpretazioni della leggenda, sarebbe stata questa la dimora del dio dei venti, Eolo, del quale abbiamo già detto in precedenza.

Narra lo storico Plinio, che una parte dell’isola, Vulcanello, emerse dal mare appena 2.200 anni fa, nel 183 A.C., dapprima come isoletta a sé stante, saldatasi a Vulcano nel 1.550 D.C., in seguito all’accumulo di lave e detriti che costituiscono l’istmo che collega le due parti dell’isola.

E’ proprio su questa lingua di terra che sono ancora attive le sparse fumarole che arrivano fino a qualche metro sotto il livello del mare nel Porto di Levante, e che unitamente alla pozza dei fanghi, utilizzata per fini terapeutici, costituiscono una delle principali attrattive turistiche di Vulcano.

E’ quantomeno insolita la sensazione di entrare in un mare tiepido, che ribolle incessantemente, come se quaggiù l’opera della Creazione fosse ancora in atto, in un eterno divenire che caratterizza la natura della terra eoliana, che appare viva come se fosse animata.

Chi ama la natura selvaggia delle Eolie, preferisce cercare a Vulcano luoghi più appartati, fuggendo dal turismo snob e forse anche un po’ invadente, che si concentra soprattutto fra i due porti principali di Levante e di Ponente.

Non c’è che l’imbarazzo della scelta: la salita al cratere “Fossa della Fucina”, che in meno di un’ora porta sulla cima a 391 mt., dove lo spettacolo delle fumarole con l’emissione dei vapori di zolfo che si depositano per sublimazione in cristalli a forma di fiori, addolcisce il paesaggio un po’ spettrale e quasi infernale che si può assaporare lassù; il panorama, che spazia verso Lipari e le isole occidentali dell’arcipelago, ripaga della fatica della ascesa.

Via terra o via mare è possibile raggiungere il borgo di Gelso, all’estremità meridionale dell’isola, dove una minuscola baia di spiaggia nera sembra accogliervi fra le sue braccia, dominata da uno splendido faro, oggi un po’ malandato, che piacerebbe sicuramente alla mia amica Lilla Mariotti, che sa apprezzare la solitudine di luoghi simili.

A poche centinaia di metri verso est, si arriva alla Punta dell’Asino, nei pressi dell’omonima spiaggia, una sorta di antico “parcheggio” per gli asini degli abitanti della zona sud di Vulcano, che scendendo verso il mare, lasciavano qui il loro unico mezzo di trasporto per imbarcarsi alla volta di Lipari.

Sulla costa nord occidentale, raggiungibile solo via mare, nei pressi della splendida Grotta del Cavallo, si incontra la Piscina di Venere, un anfiteatro naturale, dove le acque del mare assumono indescrivibili tinte cristalline e dove la leggenda narra che la dea dell’amore si tuffasse, per riconquistare la verginità perduta; forse ai nostri giorni l’illibatezza è passata di moda, ma sta di fatto che è difficile per uomini e donne resistere alla tentazione di tuffarsi in un mare davvero vergine e invitante.

Costeggiando la parte nord di Vulcanello, ci si imbatte nella Valle dei Mostri, caratterizzata per rocce vulcaniche sulle quali la continua erosione provocata da mare, vento e intemperie, ha generato figure grottesche e spaventose, dove la fantasia di ognuno può individuare mostri, belve feroci e figure inquietanti.

Sono forse questi mostri a ricordarci che sebbene l’ultima eruzione a Vulcano risalga al 1888 – 1890, l’isola si trova tuttora in stato di pre-allarme, costantemente monitorata dalle centraline del CNR, che controllano i movimenti del magma.

Del resto, l’antica Hierà (la Sacra), secondo la mitologia greca, era sede delle fucine di Efesto, dio del fuoco e fabbro, che utilizzava i Ciclopi come aiutanti: il nome Vulcano è stato attribuito successivamente in onore dell’omonimo dio romano e ha dato origine al termine vulcanismo.
di Ermanno Sommariva